Università di Genova sviluppa sensori marini intelligenti
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Un team di ricercatori dell’Università di Genova ha sviluppato una nuova generazione di sensori marini intelligenti, in grado di monitorare in tempo reale la qualità delle acque e rilevare contaminazioni in modo automatico. Il progetto, denominato BlueGuard, è stato finanziato da fondi europei e coadiuvato da aziende private del settore ambientale.
I sensori, progettati per essere posizionati su boe galleggianti e droni subacquei, utilizzano tecnologie di intelligenza artificiale per interpretare i dati raccolti e trasmetterli ai centri di controllo. Possono misurare temperatura, salinità, livelli di ossigeno e presenza di agenti inquinanti come metalli pesanti o microplastiche.
Secondo i responsabili del progetto, la vera innovazione sta nella capacità predittiva del sistema: grazie a modelli di machine learning, i sensori sono in grado di anticipare fenomeni come fioriture algali o cali di ossigeno, permettendo interventi tempestivi da parte delle autorità competenti.
La prima fase di sperimentazione è avvenuta nel golfo di Genova, con ottimi risultati. I dati raccolti hanno permesso di rilevare variazioni anomale legate a scarichi illegali in mare e picchi di inquinamento dovuti al traffico portuale. Le informazioni sono state condivise con l’ARPAL per ulteriori indagini.
Il progetto ha attirato l’attenzione anche di altri enti di ricerca, tra cui il CNR e alcune università europee. Sono in corso trattative per avviare test congiunti nel Mediterraneo, con l’obiettivo di creare una rete interoperabile di sensori ambientali su scala internazionale.
I dispositivi sono stati progettati per essere a basso consumo energetico e alimentati da piccoli pannelli solari, riducendo l’impatto ambientale e facilitando la manutenzione. Ogni sensore ha un’autonomia di circa sei mesi e può essere facilmente riconfigurato da remoto.
Il Dipartimento di Ingegneria dell’Ambiente ha annunciato che una versione semplificata del sensore sarà disponibile per le scuole e i centri educativi, come strumento didattico per sensibilizzare i più giovani alla tutela degli ecosistemi marini.
Tra gli sviluppatori ci sono anche studenti e dottorandi, coinvolti attivamente nella scrittura del codice, nella progettazione dei prototipi e nei test sul campo. L’iniziativa ha rappresentato un importante esempio di collaborazione tra università e territorio.
I dati raccolti verranno resi disponibili tramite una piattaforma open data, accessibile sia ai ricercatori che ai cittadini. Questo approccio punta a favorire la trasparenza e a coinvolgere la comunità nella salvaguardia del mare.
Il progetto BlueGuard si inserisce nel più ampio piano di innovazione tecnologica della Liguria, che mira a fare della regione un punto di riferimento per la ricerca ambientale applicata. Sono previsti ulteriori investimenti nei prossimi anni.
L’Università di Genova si è detta pronta a collaborare con enti pubblici e privati interessati a utilizzare i sensori anche in fiumi, laghi e aree costiere sensibili. Il successo dell’iniziativa potrebbe aprire la strada a una nuova frontiera nel monitoraggio ambientale in Italia.